Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005) è stato uno dei massimi rappresentanti dell’astrattismo europeo, corrente artistica alla quale si avvicina a metà Novecento. Le sue opere si caratterizzano per l’uso di linee, geometrie e colori; tutti elementi che diventeranno la sua cifra stilistica, grazie anche ad un attento studio e suddivisione degli spazi. Fondamentale per il suo percorso stilistico è il 1945, anno di conclusione della seconda guerra mondiale. A questa data il panorama artistico italiano inizia a sentire l’esigenza di sottrarre l’arte da qualsiasi riferimento naturalistico e dalla funzione sociale che fino a quel momento aveva caratterizzato le opere, in favore di un nuovo linguaggio apparentemente più semplice ma nuovo, in linea con le esperienze artistiche internazionali. In questo senso si esprime anche Dorazio che, nel 1945 insieme a Carlo Aymonino, Achille Perilli, Mino Guerrini, Lucio Manisco, Carlo Busiri Vici, Alfio Barbagallo e Renzo Vespignani, fonda il Gruppo Ariete e successivamente il Gruppo Arte Sociale.
Nel 1947 la ricerca espressiva dell’arte doraziana prosegue attraverso il Gruppo Forma 1, che vede la partecipazione di Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato; gli iscritti al gruppo sono accomunati dalla volontà di svincolare l’arte da una dimensione psicologica o realistica, associandola al criterio di struttura e con un’attenzione particolare al segno e alla forma che diventano elemento unico di espressione. Questi principi d’ora in poi influenzeranno in modo decisivo tutta la produzione di Dorazio. Dopo la residenza romana e i viaggi compiuti tra Europa e Stati Uniti, Dorazio scelse un antico convento situato a Todi, vicino a Perugia, come sede definitiva. Qui si trasferì nel 1973 adattandolo come residenza e studio ed è proprio dalle campagne umbre che l’artista trova nuove ispirazioni e assorbe un’energia feconda che risveglia i suoi sensi.


