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Ottone Rosai

Ottone Rosai (Firenze, 28 aprile 1895 – Ivrea, 13 maggio 1957) Figlio di un artigiano, conseguito il diploma all’Istituto Statale d’Arte frequenta l’Accademia di Belle Arti, da cui viene espulso dopo pochi anni per cattiva condotta. Prosegue pertanto come autodidatta, e in questo periodo sono significativi gli incontri con Giovanni Papini e soprattutto con Ardengo Soffici, che lo avvicina all’arte futurista e al movimento di Marinetti. Prima del rigore pittorico degli anni venti e trenta, alla fase futurista si alterna un breve periodo cubista (Paesaggio, 1914). In questo periodo la sua pittura ritrae persone della sua famiglia, nature morte o figure di anziane tristemente sedute. Nel novembre 1920 tiene la sua prima esposizione personale a Firenze. Fino al 1929 collabora come illustratore ad alcune testate dell’epoca fascista (Il Selvaggio, Il Bargello). I quadri di Ottone Rosai vedono spesso protagonisti umili e pacifici popolani, colti in atteggiamenti quotidiani.

Negli anni trenta il disagio esistenziale di Rosai lo conduce a vivere in luoghi isolati, lontani dalla comunità, e la sua pittura si carica di collera e di pessimismo; i suoi autoritratti delineano una figura di artista tormentato e dolente, ma nel 1932 arriva la sua consacrazione a pittore di primo livello con una personale a Palazzo Ferroni nella sua città. Fanno seguito numerose altre esposizioni in altre città, fra cui Milano, Roma, Venezia.Nel 1939 viene nominato professore di figura disegnata al Liceo Artistico, e nel 1942 gli viene assegnata la cattedra di pittura all’Accademia di Firenze. Negli anni cinquanta comincia a farsi conoscere in ambito internazionale, partecipando a rassegne in città come Zurigo, Parigi, Londra, Madrid. Un’esposizione organizzata a Firenze girerà poi nei musei di molte città tedesche. A Venezia, in occasione della Biennale del 1956, viene allestita una grande retrospettiva della sua opera. Nel 1957, mentre cura ad Ivrea l’allestimento di una sua personale, muore colto da infarto.